PROGETTO ANTI-ETA'



Scià Scià
Independent Health & Performance Specialist
Info: 333-3990047  email:sciasciafit@gmail.com

PROGETTO ANTI-ETA’

-          Rallentare in modo significativo l’avanzare dell’età  grazie a una alimentazione appropriata.

-          Incrementare la massa magra, ridurre la massa grassa, migliorare la forza e la resistenza fisica

-          Utilizzare in modo  << personalizzato>>  e sicuro integratori e vitamine per  ringiovanire

-          Riconquistare il  “perduto” vigore sessuale

-          Contrastare ansia e depressione

-          Rimediare alla perdita di elasticità della pelle riducendo il danno provocato dai radicali liberi

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 Scià Scià




ESERCIZIO FISICO; IL FARMACO ANTI-ETA’
Quanto esercizio bisogna fare per raggiungere questo obiettivo?

1)    Consumare, indipendentemente dalla forma di esercizio,  300 calorie al giorno
2)   La donna con qualsiasi forma di esercizio moderato riduce il rischio di cancro al seno quasi del 70%.
3)   L’esercizio fisico abbassa l’eccesso di glucosio nel sangue (sebbene il meccanismo non sia ancora chiaro.)
4)   Abbassa l’eccesso d’insulina, giacché l’esercizio fisico comporta il consumo anziché l’accumulo dell’energia immagazzinata.
5)   Quando l’attività fisica è moderata, la maggior parte dell’energia richiesta proviene dai grassi.
6)   Se una giusta dose di esercizio fisico fa bene, di più non farà meglio?   Purtroppo no.
 Analizzando con attenzione la curva dell’aumento di longevità in funzione dell’esercizio fisico, si             scopre che questa, oltre le 2000 calorie settimanale si appiattisce. In parte ciò accade perché al crescere dell’intensità dell’esercizio, nell’organismo salgono i livelli di stress ossidativo, cioè vengono prodotti più radicali liberi, dal momento che i muscoli richiedono più ATP. Forse ci si sente più in forma, ma probabilmente non si vive più a lungo. Sembra quindi che l’aumento di radicali liberi a livello molecolare controbilanci il miglioramento della forma, annullandone l’effetto sulla curva di aumento di longevità.
7) più l’esercizio fisico è intenso maggiore è la produzione di cortisolo in risposta allo stress.  
    Ne consegue che l’esercizio fisico ad alta intensità può rafforzare contemporaneamente due
    pilastri della longevità, i radicali liberi e il cortisolo. Se l’obiettivo è la longevità, la migliore  
    strategia  dunque è una attività moderata.
8) Tuttavia alcuni dati scientifici indicano che un esercizio fisico intenso (specialmente allenamento       
    con sovraccarico), anche se non allungano la vita, può però migliorare l’efficienza fisica.
    Così benché un’attività fisica più intensa nel complesso non induce un aumento di longevità, riesce
    però a migliorare la qualità della vita.
Che senso avrebbe un programma ANTI-INVECCHIAMENTO che non migliorasse la qualità della vita?
I benefici dell’esercizio fisico contro l’invecchiamento si realizzano attraverso due differenti sistemi
Ormonali, su ognuno dei quali agisce uno specifico tipo di esercizio. Il primo sistema ormonale influisce direttamente su uno dei quattro pilastri dell’invecchiamento (iperinsulinemia-iperglicemia-eccesso di radicali liberi-eccesso di cortisolo), l’eccesso di insulina. Questo viene ridoto soprattutto con un’attività di tipo aerobico, vale a dire quella svolta a un’intensità per la quale l’organismo riesce a rifornire i muscoli di tutto l’ossigeno necessario. Invecchiando aerobica diminuisce e quindi è necessario ridurre progressivamente l’intensità per assicurare ai muscoli un’alimentazione di ossigeno sufficiente al loro funzionamento. Più lavoriamo in modo aerobico, più abbassiamo i livelli di insulina.
Mentre la normalizzazione aumenta la longevità, l’efficienza fisica è invece garantita dal mantenimento di un buon tono muscolare. La costruzione della massa muscolare si ottiene grazie agli altri ormoni che vengono influenzati dall’attività fisica: l’ormone dell’accrescimento (GH) e il testosterone, che sono stimolati dal lavoro anaerobico, ossia da qualsiasi esercizio fisico la cui intensità sia abbastanza  elevata da creare un debito d’ossigeno nelle cellule dei muscoli. In questo caso si accumula acido lattico, sottoprodotto della scissione del glucosio, che provoca una dolorosa sensazione di bruciore nei muscoli. È evidente allora che il lavoro che il lavoro aerobico è molto più gradevole, ma, come vedremo, va comunque associato a quello anaerobico.
Abbiamo dunque a disposizione due tipi di allenamento, che ci permettono di scegliere il sistema ormonale che vogliamo influenzare. Dato però che l’eccesso di insulina è uno dei quattro pilastri dell’invecchiamento, esaminiamolo per primo.
Abbiamo già visto che l’insulina è un ormone d’immagazzinamento che provvede allo stoccaggio delle calorie sotto forma di carburante utilizzabile in seguito. Per questa ragione elevati livelli di insulina inibiscono l’invio alle cellule muscolari dei carboidrati immagazzinati nel fegato (glicogeno) e nei tessuti adiposi (grasso). In queste condizioni, i muscoli esauriscono rapidamente le loro limitate scorte di carboidrati per produrre l’ATP addizionale richiesto dal lavoro fisico e, non potendo accedere alle scorte di carburante immagazzinate nel fegato o nei grassi, ben presto entrano in crisi.
Che cosa succede durante l’esercizio aerobico?
All’inizio i muscoli, a causa della maggiore richiesta di energia, attingono dal sangue circa trenta volte più glucosio di quanto non facciano a riposo. Il processo di assorbimento del glucosio non è pilotato dall’insulina e finora il suo meccanismo non è stato ancora completamente chiarito: basti sapere che durante l’esercizio fisico viene semplicemente disattivato il complesso processo delle sofisticate interazioni tra recettori insulinici e proteine. In una situazione ideale, non appena i livelli di glucosio calano, il glucagone dovrebbe crescere, per ripristinare i livelli di glucosio nel sangue. Se anche l’aumento del glucagone non è sufficiente entrano in gioco i sistemi ormonali di supporto, uno dei quali è l’aumento di secrezione del cortisolo nelle ghiandole surrenali. In presenza di picchi di stress istantanei (la classica situazione di  <<attacco o fuga>> ), le surrenali producono l’ormone adrenalina, mentre in condizioni di stress prolungato (come nel caso di un esercizio fisico intenso) predomina la secrezione di cortisolo. Ovviamente, quanto più il glucagone riesce da solo a mantenere i livelli di glucosio del sangue tanto più tardi saranno chiamati in causa gli altri sistemi di supporto. Per questo l’attività aerobica a bassa intensità garantisce livelli di glucosio nel sangue sufficiente per il buon funzionamento del cervello, senza stimolare la secrezione di adrenalina o, peggio ancora, di cortisolo.
Quando invece si cerca di stimolare la secrezione di GH e testosterone con l’attività anaerobica, avvengono fenomeni differenti. Innanzi tutto specialmente per il GH, il rilascio non avviene durante l’esercizio fisico, ma nei 15-30 minuti successivi. Più lo sforzo è intenso, maggiore sono le quantità di GH e testosterone rilasciate. Per questo motivo il sollevamento pesi e gli scatti ripetuti di breve corsa veloce sono gli esercizi più appropriati per sviluppare al massimo la massa muscolare.
Il rilascio del GH serve soprattutto a <<riparare>> le microlesioni che avvengono nei muscoli durante lo sforzo anaerobico: più questo è intenso, maggiore è il <<danno>> alle fibre muscolari, e il GH non si limita a ripararle, ma le sostituisce con fibre di maggiore dimensioni. L’allenamento con i pesi provoca anche un aumento del testosterone che contribuisce a formare nuova massa muscolare.
Purtroppo l’eccesso di insulina tende a inibire il rilascio del GH, indipendentemente dall’intensità dell’allenamento, e quindi tutti i benefici ormonali dello sforzo anaerobico rischiano di essere rapidamente annullati proprio da quelle bevande energetiche ad alto contenuto di carboidrati che molti sono soliti consumare al termine dell’attività fisica.
L’insidia del superallenamento è in agguato anche con il lavoro anaerobico, che provoca uno stress molto maggiore di quello aerobico. Dopo circa 45 minuti di sollevamento pesi, i livelli di cortisolo sono cresciuti al punto da mettere a rischio i vantaggi ormonali dell’allenamento. Inoltre prende avvio un calo del livello di testosterone, perché i precursori necessari a produrlo sono dirottati a fabbricare cortisolo per combattere lo stress fisico.
Qualcuno si chiederà <<perché allenarsi con i pesi quando è possibile ottenere gli stessi benefici con iniezioni di GH?>> ebbene esistono accurate ricerche che dimostrano che in due gruppi di anziani, uno sottoposto a somministrazione di GH e l’altro di placebo, il miglioramento della forza è identico se entrambi i gruppi seguono lo stesso allenamento con i pesi. D’altro parte è risaputo che in età avanzata la forza può essere incrementata di quasi il 100% con il solo sollevamento pesi.
Sebbene l’esercizio fisico sia importante, da solo non è in grado di prolungare la vita quanto la dieta equilibrata, perché difficilmente è possibile allenarsi per più di un’ora al giorno, mentre si è sempre in grado di controllare l’alimentazione per 24 ore, distribuendo così i benefici ormonali su un intervallo maggiore. Per il controllo dell’insulina va applicata la regola dell’80 -20: l’80% dell’effetto deve essere ottenuta dalla dieta e il 20% dall’esercizio fisico.
In ogni caso,  va  è necessario combinare i due strumenti, perché la loro associazione mette a disposizione un <<farmaco>> straordinariamente efficace per ridurre i livelli di insulina. D’altra parte, intensificare l’attività fisica per controbilanciare i danni di una dieta troppo ricca di carboidrati è una strategia perdente: primo, si consumano troppe calorie e aumenta la produzione di radicali liberi; secondo, l’aumento stesso di attività induce un’ulteriore crescita di radicali liberi; in ultimo, sale anche la produzione di cortisolo, dato che nella dieta non sono presenti proteine sufficiente a stimolare il principale ormone di ripristino del glucosio nel sangue, cioè il glucagone.
Volendo invece  ottenere i massimi vantaggi dell’abbinamento dieta-esercizio fisico, occorre sfruttare tre precise finestre di opportunità, durante le quali con l’alimentazione è possibile potenziare entrambi gli effetti ormonali indotti dall’attività fisica. La prima si apre tra 30 e 45 minuti prima dell’esercizio fisico. I muscoli non sono sollecitati e le richieste di glucosio dal sangue sono a livello minimo, una condizione che sarà presto alterata proprio dall’esercizio fisico. Il principale ormone di sostegno della glicemia durante l’attività è il glucagone, e questo è il momento eccellente per incrementare i livelli. Dato che le proteine stimolano il rilascio di glucagone, e consigliabile ingerire una piccola quantità (30gr di un alimento proteico magro) proprio da 30 a 45 minuti prima di iniziare l’attività fisica. Ma presto aumenteranno anche le richieste  di glucosio dal sangue e quindi e bene aggiungere anche circa 9gr di carboidrati, purchè siano a basso indice glicemico, in modo che entrino in circolo lentamente. Infine, per assicurarsi che i carboidrati siano assorbiti con sufficienza gradualità, in modo da non scatenare la produzione di insulina, occorre assumere una piccola quantità di grassi, non più di un paio di grammi. Questo ritocco ormonale (nient’ altro che uno spuntino da circa 100 calorie) prima dell’allenamento, non fa consumare troppe energie o sottrarre sangue ai muscoli per digerire, ma sufficienti per avviare, con corretto equilibrio di macronutrienti, la correzione dell’ambiente ormonale ancora prima di iniziare l’esercizio fisico. La seconda finestra di opportunità si apre alla fine dell’attività fisica. I livelli di insulina, che durante lo sforzo erano depressi (salvo che non si sia bevuta qualcuna delle temibili bevande <<energetiche>> piene di carboidrati…) inizieranno a salire fino a riprendere i livelli normali. Se l’esercizio effettuato è stato di tipo anaerobico, l’aumento dell’insulina rallenterà il rilascio del GH. Per controllare l’insulina, è perciò consigliabile un altro spuntino come prima, in  odo da predisporre l’ambiente più favorevole al massimo rilascio di GH., che avviene tra i 15 e 30 minuti dopo il termine dell’esercizio anaerobico.
La terza buona opportunità si presenta due ore dopo il termine di un esercizio fisico di qualunque natura. L’insulina è ormai vicina al livello normale: ecco il momento migliore per un vero e proprio pasto equilibrato, che garantisce la disponibilità delle proteine e dei carboidrati necessari a ripristinare le condizioni ottimali delle cellule muscolari. E’ scientificamente dimostrato che assumendo contemporaneamente proteine e carboidrati il rifornimento di glicogeno muscolare avviene in modo più rapido e completo rispetto a quando i carboidrati vengono assunti da soli. Per il maschio medio ciò significa consumare circa 120gr di proteine a scarso contenuto di grassi, e 40 grammi di carboidrati a basso indice glicemico, combinato con circa 6 grammi di grassi. Oltre questa quantità, le proteine non potranno essere utilizzate dall’organismo e saranno convertite in adipe, mentre ulteriori carboidrati provocheranno un picco di insulina. I grassi servono per rallentare l’entrata in circolo dei carboidrati, in modo da moderare la risposta insulinica. L’esercizio fisico moderato è quindi un altro farmaco efficace per ridurre l’effetto di due dei quattro pilastri dell’invecchiamento: l’eccesso di insulina e quello del glucosio nel sangue. Combinato con una alimentazione equilibrata forma una strategia eccezionalmente potente per combattere tutti e quatto i pilastri dell’invecchiamento e regolare il sistema ormonale.
Un altro esercizio fondamentale per i pilastri dell’invecchiamento è la meditazione, ed è la chiave per la longevità del cervllo.       

        

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