Ma quante proteine servono?
Ma quante
proteine servono?
Alcune
settimane fa cercai di rispondere in numeri a questa famosa domanda e ciò che
ne risultò sorprese anche me.
Se un uomo
di 70 Kg mediamente necessità di 0.6gr/kg/die di proteine per mantenere in
positivo il bilancio dell’azoto, e in considerazione del fatto che in assenza
di stati patologici le sole altre due variabili sono: A il tessuto
catabolizzato, B il tessuto che viene nuovamente sintetizzato; considerando che
è stato osservato in bobybuilders professionisti (verosimilmente facenti uso di
farmaci per aumentare la sintesi proteica, quindi dato probabilmente
sovrastimato) che la sintesi massima di nuovo tessuto muscolare è di 30 gr/die
giornalieri, corrispondenti a 6 gr di proteine secondo 30*0.2 = 6 (dove 0.2
rappresenta la quantità del 20% di proteine contenute in una cellula muscolare).
La domanda legittima a questo punto è: chi segue regimi alimentari da
2gr/Kg/die o più, quanto muscolo distrugge per giustificare tali quantità?
Ricapitolando
0.6gr/Kg + 6 gr/die per 70 Kg diventano 50 gr tondi di proteine che coprono sia
la perdita di azoto per mantenere il bilancio in positivo, sia la quota
proteica massima per la ri-sintesi di nuovo tessuto. Alla fine della giostra la
sola variabile che resta è quanto tessuto abbiamo catabolizzato?
Nel nostro
famigerato uomo di 70 Kg se volessimo arrivare ad esempio a 2gr/Kg, ai
0.6 dovremmo aggiungerne 1.4 equivalenti a 98 gr di proteine. Ipotizzando una
perdita di tessuto mostruosa, fuori dal ragionevole in ambito fisiologico,
facciamo 500 gr ipotetici! Di quante proteine avremmo bisogno per ricostruire
così tanto tessuto? Abbiamo detto che una cellula è costituita al 20% di
proteine quindi:
500*0.2=100grdiproteine
(dove 500 sta ad indicare i grammi di tessuto muscolare da risintetizzare), che
sommati ai 50 gr equivalgono giusto a 2 gr/Kg.
Ora tenetevi
forte, la vera domanda è:
chi di voi
distrugge ½ Kg di tessuto muscolare al giorno per giustificare un regime da 2
gr/Kg?
Ovviamente
ancora una volta le cose sono più complicate di così, le variabili come sempre
sono molte e non pretendo di attribuire valore assoluto ai miei calcoli, però
mi sembrava doveroso motivare il mio pensiero portando anche dei numeri, cosa
che quasi nessuno fa nell’affermare la necessità di un regime fortemente
proteico.
UNA PAROLA
SULL’INTEGRAZIONE
Tempo fa
entrai in un negozio di integratori e vidi una scena tragi-comica, riassuntiva
di come molti vivono l’integrazione sportiva. Era settembre, il mese in cui
maturano i fichi, inizia la vendemmia e. . . il ragazzino di turno decide che
quella che va concludendosi sarà la sua ultima estate da smilzo, il malcapitato
di turno brandiva due barattoli di polveri magiche, uno per mano, e con sguardo
interrogativo si rivolgeva al negoziante con testuali parole: allora, se ho
capito bene, con questo mi viene il muscolo bello grosso, disse sollevando
uno dei barattoli, e con quest’altro bello tondo proseguì agitando
l’altra confezione.
Ovviamente
questo aneddoto è rappresentativo di un caso limite, però vi assicuro che tra
questo e un perfetto uso dell’integrazione, esistono una varietà di
comportamenti scorretti molto comuni.
Anche in
questo campo centinaia di migliaia di povere menti sono state manipolate e
portate a credere di poter ottenere risultati sbalorditivi grazie agli
integratori, la cui produzione è come sempre pilotata in base alle esigenze
commerciali. Va sottolineato che quando gruppo di studiosi propone una certa
molecola come possibile integratore, la comunità scientifica ha spesso
difficoltà a raggiungere un consenso unanime circa alla sua reale utilità prima
che un qualche prodotto non sia già sul mercato. Le ditte che
commercializzano integratori hanno interesse semmai a tutelarsi nei
confronti di possibili effetti dannosi dell’integratore più che ad accertarsi dei
suoi reali benefici. Così i riferimenti a lavori scientifici che troviamo in
volantini pubblicitari o articoli pseudo-scientifici dedicati ad un nuovo
integratore sono spesso parziali e non offrono una panoramica completa di tutta
la ricerca disponibile.
Con questo
non voglio dire che non ci siano integratori utili ad agevolare il
conseguimento di certi obiettivi, solo che il ruolo di questi va decisamente
ridimensionato e va presa coscienza del fatto che (salvo particolari carenze)
sono pochissimi gli integratori veramente utili.
Senza
entrare (per ovvie ragioni) nel merito di tutti i prodotti disponibili mi
limiterò a consigliare di valutare attentamente il loro utilizzo. È
importante in particolare rispondere alla domanda: questo integratore quanto
realmente può aiutarmi?
CONCLUSIONI
Negli ultimi
anni lo sviluppo tecnologico ha messo a disposizione di tutti una mole di
informazioni impressionante, ciò rappresenta una risorsa senza precedenti ma
rischia anche di disorientare. Le proposte sono molte per quel che riguarda le
diete, che spesso vengono formulate con intenti puramente commerciali,
con lo scopo di permettere il raggiungimento di risultati in tempi brevi e
spesso con la promessa di conseguire ideali fisici irreali e fantomatici stati
di supersalute che ancor meno si conciliano con essi. Spesso si perde di vista
che il benessere fa parte di un disegno molto più ampio. Viviamo in un mondo
nel quale tutti gridano in nome della scienza, salvo poi ignorarne
deliberatamente i consigli maggiormente fondati e cercando di piegarla alle
proprie tesi per dimostrare ciò che maggiormente aggrada. Questi atteggiamenti
devono cambiare, stiamo vivendo un momento tecnologicamente favorevole a un
grande rinnovamento culturale, ma è critico capire che fare il salto di qualità
non significa ad esempio addestrarsi nella biochimica e
nell’endocrinologia (avendone quasi sempre conoscenze frammentarie). È cruciale
non perdere di vista le risposte semplici e maggiormente validate per dare
spazio a tesi esaltanti e fuorvianti, freniamo gli entusiasmi e usiamo la
testa. Il benessere del corpo è un requisito irrinunciabile e propedeutico a
qualsiasi miglioramento. In campo nutrizionale le problematiche a cui
oggi assistiamo sono legate semmai al cibo industriale, all’eccesso calorico cronico
e in alcuni casi ad una dieta il cui equilibrio è reso precario dalla
colpevolizzazione e/o dall’esaltazione di un nutriente. Il messaggio che questo
articolo vuole recare con sé non è solamente “non mangiate la carne alla
brace per proteggervi dalle amine eterocicliche; mangiate più carboidrati che
funzionano bene come combustibile”, ma anche e soprattutto DIAMO VITA AD UN
MODO DI PENSARE PIU’ RAZIONALE.
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