e' ufficiale, sport di resistenza danneggiano il cuore




e' ufficiale, sport di resistenza (ATTIVITA’ AEROBICA  PROLUNGATA; oltre i 50 min,) danneggiano il cuore
Il cuore d'atleta, ovvero il rallentamento del ritmo cardiaco che più tipicamente si verifica negli sportivi, non è dovuto ad un aumento dell'attività del sistema nervoso parasimpatico come si è creduto fino ad oggi, ma alla modificazione della cosiddetta corrente "funny", nota anche come corrente del "pacemaker". Lo sostiene uno studio internazionale appena pubblicato su Nature Communications e condotto dall'Università di Manchester e il Dipartimento di Bioscienze della Statale di Milano.

I disturbi cardiaci degli sportivi - Chi pratica attività sportiva intensa, in particolare gli atleti, anche se hanno condizioni di salute eccellenti, con l'avanzare dell'età possono essere soggetti a disturbi cardiaci, come le aritmie, derivanti proprio dalla straordinaria performance del loro muscolo più prezioso: il cuore. "L'esercizio fisico prolungato riduce la frequenza cardiaca, cioè provoca bradicardia" spiega Dario Di Francesco del Dipartimento di Bioscienze della Statale di Milano. "Questo adattamento è normalmente benefico in quanto associato a una maggiore efficienza contrattile del cuore e permette al sistema cardiovascolare di fornire migliori prestazioni durante l'attività fisica".

Ma gli atleti che praticano sport intensi per lunghi periodi di tempo, a lungo andare possono essere soggetti a disturbi cardiaci come le aritmie. Mentre un cuore normale batte a 60 battiti/minuto, il cuore di atleti che praticano intensamente esercizi aerobici (di resistenza) può scendere fino a 30 battiti/minuto, e anche a valori più bassi durante il sonno. In effetti è noto che la probabilità di aver bisogno di un impianto di pacemaker aumenta negli atleti anziani.

Questione di corrente. L'insorgenza della bradicardia negli atleti è stata da sempre attribuita ad un aumento dell'attività del nervo vago del sistema nervoso parasimpatico che controlla il ritmo cardiaco insieme al sistema simpatico: il primo lo rallenta e il secondo lo accelera. Il rallentamento della frequenza cardiaca era quindi finora stato attribuito a un maggiore tono vagale. Ma ora questo studio ha radicalmente modificato questa interpretazione ed ha concluso che la bradicardia indotta dall'allenamento intensivo negli atleti è dovuta a un vero e proprio rimodellamento del cuore.

Secondo i ricercatori, responsabile del rallentamento del ritmo cardiaco è una modificazione della corrente "funny", nota anche come corrente del "pacemaker". "Questa corrente è ormai ampiamente riconosciuta come il fattore che controlla la generazione del ritmo cardiaco e la regolazione della sua frequenza" spiega Di Francesco che nel suo Laboratorio all'Università Statale di Milano conduce studi in merito già dal 1979. Studiando roditori allenati e sedentari i ricercatori hanno dimostrato che l'allenamento induce un vero e proprio "rimodellamento" del cuore, associato ad alterata espressione di molti canali ionici cardiaci, tra cui i componenti molecolari dei canali 'funny', nelle cellule del nodo seno atriale. Le modifiche indotte dall'allenamento sull'espressione della proteina canale sono tali da giustificare la bradicardia del "cuore d'atleta".

Questo studio fornisce la base molecolare per capire come mai gli atleti anziani che si sono costantemente dedicati a discipline sportive aerobiche o di resistenza sono più propensi a sviluppare disturbi del ritmo cardiaco. Se i risultati dimostrati nei roditori fossero confermati nell'uomo, avrebbero implicazioni importanti per la salute cardiovascolare degli atleti, in particolare per quelli anziani.
Ok. In sintesi, uno studio sui ratti ha dimostrato che possono avvenire delle modificazioni dell'equilibrio pacemaker. Potrebbero soffrirne gli atleti anziani. Potrebbero permanere. Quel che importa è che concludono dicendo:
"Anche se l'esercizio fisico di resistenza può avere effetti nocivi sul cuore, è più che compensato dagli effetti benefici".
"Se i risultati sono riprodotti negli esseri umani, ciò potrebbe avere implicazioni per la salute del cuore negli atleti più anziani. E' comunque necessaria molta ricerca prima di poter trarre questa conclusione."
Siamo alle solite: qualunque sport praticato a livelli superiori deperisce l'organismo. In questo caso si tratta di un dato osservato sulle cavie.
Si è detto in passato che l’attività aerobica moderata per lunghi periodi (oltre 50 min.), producesse una consistente perdita di grasso (studi recenti ci dicono che, l’attività aerobica è catabolica “porta via massa magra e quindi crea danno metabolico” in sintesi bruciamo meno calorie, non solo, la stessa mette in circolo radicali liberi procurandoci processi infiammatori e accelerazione del processo di invecchiamento.
Il consiglio è: praticare su basi scientifiche (PERSONAL TRAINER capace) attività di breve durata ad alta intensità, rispettare i recuperi giusti e alimentarsi per quello che si è, e per quello che si fa.

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